lunedì 27 agosto 2018

Gli oggetti inutili




Gli oggetti inutili le cose in-
adatte alla vita quotidiana
inapplicabili a uno scopo pratico
antiquati inservibili non
                                        [funzionali
gli orpelli i vecchi giornali le grevi
suppellettili sopra i comodini
i soprammobili i busti le statue
mutilate e corrose dal tempo
i mausolei le case abbandonate
le squallide lucine degli hotel
fatiscenti i neon malfunzionanti
coi led intermittenti i posacenere
in avorio ingialliti le anticaglie
i dagherrotipi gli orpelli e tutto
quanto mi allontana dall’idea
di una vita in disordine è morto

non è questo il mio tempo non è questo
il momento a cui sento di ap-
partenere
nativo digitale
simbionte artificiale
centauro primolevico nel secolo
nel quale desueto corrisponde a estinto


sabato 18 agosto 2018

Precipitai nel terrore








Precipitai nel terrore quando 

realizzai che Tutto era Uno
che le stelle del mare erano specchio
delle stelle nel cielo e negli occhi
tu avevi le galassie gli eoni 
immisurabili del cosmo. Fu
così che io caddi dalle somme vette
dell’ingegno lì dove mi avventavo
senza reti convinto che l’amore 
fosse un gioco e che fosse in fondo 
poca cosa sostare ogni tanto
lungo le morbide convalli dei
tuoi seni quando la terra sembrava 
così in basso così lontana io
l’avevo posta per cercare un limite
che non aveva luogo la ennesima 
chimera di una mente ormai malata 
ossessionata dalle proprie fisime
inutili pensieri recidivi 
fumo negli occhi fumo nella strozza
asfissia polmonare malattia 
debolezza

                                  e fu così che io caddi

a un palmo dalle stelle e giù (giù a picco)
verso una rete che avrei capito 
solo dopo

avevi messo tu

domenica 5 agosto 2018

Le dita che contano





1.       
Non ci sono riuscito, le dita che contano ancora                     
                                                                        [le vedi suonare
la musica scema dei sordi e a Parigi in un
                                                                        [vecchio motel
tu mi facevi l’amore sui bordi del letto e in
                                                                        [silenzio
lavavi le ascelle e le cosce in un mutuo pudore
su quel letto ora piangi, o forse su un altro, ma
                                                                        [piango anche io
al rumore del phon che ti usciva i capelli, quando ancora ci avevi le punte
le voci del freddo le aeree parole sull’uscio di un bel ristorante, e poi l’aeroporto 
                                                nel vuoto silenzio del mondo
il tabacco mal spento, con la punta dei piedi le
                                                                         [piazze
che girano ancora le piazze che girano qui nel nuovo silenzio di nuovo in silenzio di nuovo
mi dici le scarpe ed i piedi, i modi in cui poggi per terra le punte e i talloni
                                                                   cammini male
come se fossi costantemente su un filo ma a volte però tu mi vedi lo vedi che a volte io so             
                                                         [camminare
è la testa lo sai che è la testa e poi gli occhi ma lo sai che ore sono e che ho ancora cinquantadue euro nella tasca sinistra del bomber o forse la destra non so non ricordo                                                                                                                                                                     
                                         [oppure non voglio
                                         più dirtelo
le parole che poi mi dimentico come i vestiti e i colori e le facce, ti ricordi di quando                                                                                                                                         
                                                                                [salimmo
sulla parte più alta della torre di ferro       
                                                                                        
                                                                              c’era vento

2.
tu lo sai che io non ci credo, che la linea del tempo per me non ha senso
non ha senso ordinare i ricordi ma ha senso
                                                                             [suonarli
                       forse
nella musica scema che io so suonare e che tu pure suoni ma in modo diverso
forse ci siamo incontrati per farci soffrire o forse è un po’ troppo cattivo parlare così
però a me piace suonare e una volta hai voluto ascoltarmi ma hai pianto
io poi non avevo capito se non ero bravo a suonare o se tu non avevi capito che avevo suonato per te

venerdì 20 luglio 2018

Ad e.l.






Ad e.l.





Avrai bisogno d’anni
per imparare
avrai bisogno d’anni
per dis-imparare
(l’arte della scrittura
-se di arte si può
parlare- è la misura
ma il metro è multiforme di natura)