sabato 2 luglio 2022

2/07/2022 prosa 11

Caterina, Giulia ha i tuoi occhi, e quando la sgrido capita che li rivolga in terra, come a fissarsi i piedi, proprio come facevi tu. È molto simile a te in tante cose, a dire il vero. Stamattina, in cammino verso scuola, mi ha chiesto il perché del suo nome, mi ha detto che in classe ha un’amica di origine araba – si chiama Jasmine –, e che la bambina il suo nome l’ha preso da un fiore, perché il padre, avvocato con la passione per la botanica, ha sempre adorato il profumo del gelsomino. Voleva sapere se anche Giulia venisse da un fiore, ma quando le ho spiegato la storia di Roma, da Ascanio a Giulio Cesare, si è leggermente incupita, e un velo di tristezza le ha coperto gli occhi in un attimo: in quel momento ti ha assomigliato più di ogni altra volta.
    Anche gli occhi di Giulia cambiano colore se piange, e passano dal verde a una sorta di azzurro più chiaro. La prima volta che notai questa cosa di te mi rispondesti che eri molto più bella quando piangevi, e che era un buon modo per ‘fare fessi' gli uomini. Anche Giulia è bellissima, uguale a come lo eri tu, a come credo tu sia ancora, e chissà un giorno quanti uomini farà fessi anche lei, suo padre compreso. È stato proprio per quel suo tenero piagnucolio, infatti, che sono tornato sulla storia del nome, e ho deciso di raccontarne un'altra versione. Le ho detto allora che ha il nome della persona che più abbia amato in vita mia, e che le somigliava, stranamente. Lei allora mi ha chiesto se amassi così tanto anche lei, e le ho risposto di sì.
    Le ho anzi risposto che l’amo di più, perché essendo mia figlia il legame che abbiamo non può mai spezzarsi, anche quando deciderà di andare per la sua strada, anche quando mi lascerà ed io geloso, un po’ vecchio, le dirò che non sono d’accordo. A lei forse avrò il coraggio di dirlo.










 

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